Con l’avvicinarsi delle elezioni, la Rete viene spesso considerata lo specchio della volontà popolare e la politica si sperimenta nella comunicazione sui social media. Ci siamo chiesti se, analizzando le conversazioni su Twitter, fosse possibile avere evidenze sul voto: i “Twitter Poll” delle elezioni 2014.
La selezione degli hashtag
La selezione dei singoli movimenti/partiti da monitorare ha riservato alcune sorprese. Non tutti i partiti hanno lanciato un hashtag univoco che identificasse le conversazioni sulle elezioni, ne deriva che pochi ritengono utile tracciarle e ascoltarle; altri partiti, pur avendolo identificato, non lo hanno utilizzatoin modo sistematico e diffuso nei profili. È il segnale che tra politica e nuove (?) forme di comunicazione c’è ancora uno scollamento?
I bravi della classe
Ci sono anche i “bravi della classe”, quelli che sono riusciti a recepire alcune regole base della conversazione su Twitter. Per queste elezioni, ecco a chi appartiene il podio secondo i dati di Hashtags.org:
- #vinciamonoi l’hashtag di sfida della campagna elettorale del M5s raccoglie più di 34.ooo tweet in quattro giorni
- #unoxuno lanciato da Matteo Renzi per invitare a fare proseliti per il Pd, si aggiudica la medaglia d’argento con circa 16.660 tweet
- #iovotolega la Lega è al terzo posto con 2.280 tweet
Altri hashtag non hanno superato i 2000 tweet nel periodo 24-27 maggio: #iovotoTsipras si è fermato a 1534, #votaitalia a 170.
I risultati del “Twitter Poll”
Se ad ogni hashtag corrispondesse una dichiarazione di voto via Twitter, il risultato delle elezioni sarebbe completamente ribaltato con il M5s che si aggiudica il doppio dei consensi del Pd e la Lega di Matteo Salvini in terza posizione.
È interessante anche visualizzare l’andamento delle conversazioni nel periodo considerato. Dopo aver dominato fino alla chiusura delle urne, #vinciamonoi viene superato da #unoperuno non appena si diffondono i primi dati: ma è solo un picco, perché anche nel dopo-elezioni l’hashtag del Movimento resta il più citato.
Dato questo breve esperimento, è evidente che bisogna sempre mettere in rapporto i dati con la community che si sta analizzando, senza pretese di universalità. In un Paese in cui il digital divide è ancora un problema e in cui i partiti politici fanno ancora fatica a costruire strategie di comunicazione innovative, Twitter non costituisce ancora un campione rappresentativo per quanto riguarda la scelta degli elettori.
Voi cosa pensate della comunicazione politica sui social media? Scrivetelo nei commenti!