Che mondo sarebbe senza call to action? (semicit.)
Siamo stati tutti bersagliati da una “chiamata all’azione” almeno una volta nella vita, persino chi è convinto che call to action sia il titolo dell’ultimo action movie di Michael Bay.
Questi contenuti grafici e/o testuali brevi e d’impatto sono infatti preziosi alleati quotidiani di copywriter e art director per invogliare le persone a compiere azioni come acquistare, riempire un form o iscriversi a una newsletter.
Per far sì che l’utente non abbia mai dubbi sull’azione da compiere e per creare CTA che convertono, seguite queste 6 regole.
#1 / Colpite l’occhio
Ogni CTA che si rispetti merita di essere rappresentata e posizionata nel modo corretto. Graficamente è meglio utilizzare un bottone di un colore in contrasto con la cromia predominante all’interno della pagina, posizionarlo quindi in modo strategico e con dimensioni ottimali, facilitando il clic anche su schermi ridotti. Ricordatevi: su mobile i pulsanti piccoli creano frustrazione nell’utente. E anche nel cliente, se la CTA non converte.
#2 / Ditelo chiaramente
Vi potrà sembrare scontato, ma sul web si notano sempre più CTA di due righe scritte in tardo aramaico: occorrono sintesi e chiarezza. Sempre, nessuna eccezione. Gli utenti vogliono capire subito cosa succede quando cliccano su un pulsante, non hanno tempo né voglia di decifrare testi all’interno di pulsanti con l’ausilio di un interprete.
#3 / Rassicurate l’utente
Creare CTA che convertono è possibile, farlo con un design familiare all’utente è importante, se è un pulsante deve sembrare un pulsante. Largo dunque a forme semplici da riconoscere e individuare, avvicinandosi al “modello mentale” di come funzionano le cose. Lo sbaglio più grosso sarebbe confondere le persone, che molto probabilmente decideranno di abbandonare la navigazione senza compiere alcuna azione. Perché in fondo la formula è semplice: più tempo di decodifica, meno efficacia.
#4 / Fate ordine
Anche gli elementi e gli spazi attorno al pulsante sono fondamentali per una CTA che funzioni e converta. Meglio non ostacolarne la riconoscibilità e “studiare” anche gli spazi bianchi vicino al pulsante, che hanno un peso consistente nel facilitare la vita agli utenti, facendo loro capire se si tratta di un elemento interattivo oppure no.
#5 / Incoronate la regina
Spesso è sufficiente una sola call to action “regina” per far sì che l’utente compia subito una determinata azione. Meglio evitare situazioni critiche in cui assistiamo a un sovraffollamento di pulsanti, come in uno psichedelico luna park degli imperativi: più opzioni vengono fornite all’utente, meno otterrete in termini di fruizione e conversione. Comanda la regina.
#6 / Chiedete a IAKI