IAKI

5 chiacchiere con Maria Elena Furini di Alcantara S.p.A.

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Come si comporta IAKI quando deve parlare più lingue?
Quando deve occuparsi di una strategia di social media marketing internazionale, come si muove?
Inutile parlarne con un post generico che esalterebbe parole come brief, brainstorming, strategie, accounting, social media strategy e social network. Affrontiamo l’argomento andando più a fondo, chiedendolo direttamente a uno dei nostri clienti: ad Alcantara S.p.A.

Abbiamo fatto 5 domande a Maria Elena Furini Corporate Communication Manager di Alcantara S.p.A. e ecco cosa ci ha raccontato.

1- Chi è Alcantara S.p.A?

È una delle eccellenze del Made in Italy che nasce nel 1972. È un materiale altamente innovativo, frutto di una tecnologia unica e proprietaria, scelto da aziende leader in diversi campi di applicazione: moda e accessori, interior design e home décor, automotive, nautica, consumer electronics. Alcantara S.p.A. comunica a livello globale, per questo desidera parlare a tutti con una particolare strategia di social media marketing internazionale in Europa, USA, Giappone e Cina.

2- Maria Elena, che importanza ha per una multinazionale come Alcantara avere una comunicazione globale e parlare tante lingue?

Da tempo la strategia di Alcantara prevede lo sviluppo globale sia del business che della comunicazione del brand, con l’obiettivo di implementare e consolidare la notorietà del marchio nei mercati Asiatici (Cina e Giappone su tutti) e negli Stati Uniti, e rafforzarla in Europa. Comunicare a livello globale è il fondamento di tutte le nostre attività, dall’ufficio stampa agli eventi, dai social media alla collaborazioni con partner internazionali – designer, scuole, musei, istituzioni.

3- Per Alcantara è un valore aggiunto localizzare i contenuti?

Non solo è un valore aggiunto, ma una vera e propria necessità. La localizzazione dei contenuti diventa fondamentale soprattutto per i paesi asiatici, radicalmente diversi da noi per cultura e modalità di comunicazione, ma è importante anche per gli Stati Uniti, in cui ad esempio il tono di voce cambia rispetto all’Italia o all’Europa. La sfida è quella di essere coerenti nel veicolare in tutti i paesi i valori del nostro marchio: versatilità, contemporaneità, attenzione all’ambiente, l’alta tecnologia che si combina in modo unico con l’artigianalità, la capacità di offrire soluzioni personalizzate ai nostri clienti.

4- Sempre in termini di localizzazione dei contenuti, la Cina che tipo di sfide presenta?

Il gap linguistico, oltre che culturale, è sicuramente il primo ostacolo nell’approccio ad una strategia di comunicazione verso la Cina. Ci sono inoltre codici visivi da rispettare, un gusto estetico che va adattato a canoni diversi dai nostri, ma senza stravolgere l’immagine del marchio. In generale si tratta di un paese molto curioso, che ha sinceramente voglia di conoscere nuove realtà, nuovi brand e prodotti specialmente europei, ma che va approcciato con grande rispetto e i giusti modi, e sicuramente con una strategia a lungo termine.

5- Localizzando i contenuti cambia l’efficacia della comunicazione? E se sì, in che modo?

Si, certamente. La comunicazione è tanto più efficace quanto è comprensibile (una banalità che però non dobbiamo dimenticare) e accattivante, due aspetti che si possono ottenere solo adattando i contenuti ai codici del paese in cui si comunica. È evidente poi che la mera traduzione non basta, ma ci si deve affidare ad una figura professionale che sappia adattare i contenuti tradotti nello stile del social media di riferimento, che sia Facebook, Weibo, Twitter o Todou.

E dal dialogo, dall’adattabilità e dal desiderio di migliorarsi, nasce così la strategia di social media marketing internazionale di IAKI. Una case history interessante, uno straordinario viaggio da leggere e da “toccare”.

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