Il futuro del giornalismo è esclusivamente digitale? La questione è apertissima, anche se alcuni indizi sembrano far intravedere una risposta. Una decina di giorni fa, per esempio, l’Independent ha deciso di dire per sempre addio alla carta perché – spiega il proprietario del quotidiano Evgeny Lebedev – “l’industria della stampa è in fase di cambiamento e il cambiamento è avviato dai lettori. Ci indicano che il futuro è digitale”.
E in questo orizzonte, lo sappiamo bene, è il mobile a farla da padrone, mettendo all’angolo il desktop. Il fondatore di BuzzFedd Jonah Peretti spiega che il mobile è l’ecosistema naturale in cui far vivere i contenuti della sua media company, sempre più millenium-friendly e legati a video, listicle e GIF. Del resto, i 200 milioni di utenti unici mensili di BuzzFedd accedono al 70% dei contenuti da dispositivi mobili.
Parliamo comunque di uno scenario incerto e in continua evoluzione, dove si aprono sempre più spazi anche per l’interazione con l’Intelligenza Artificiale. Solo una settimana fa il Guardian ha pubblicato un articolo intitolato AI is already making inroads into journalism but could it win a Pulitzer?. Il titolo sembra provocatorio, ma non lo è affatto se si pensa ai software che vengono sempre più impiegati per impacchettare articoli sportivi e clickbait. Una ricerca della Oxford University va in questa direzione spiegando che quello del giornalista è uno dei mestieri più a rischio nel futuro prossimo.
Futuro prossimo, forse: ma non immediato. Il presente parla ancora altre lingue. Una di queste è quella di Snapchat, il social network popolarissimo tra i millenial, con il 70% degli oltre 200 milioni di iscritti negli USA che sono under 35. I numeri sono impressionanti: secondo Edison Reserach, Snapchat (insieme a Instagram) è secondo solo a Facebook nel numero di volte con cui le persone controllano il proprio account (12% contro 35%).
Qualcuno addirittura considera Snapchat la nuova frontiera del giornalismo. Forse le cose non stanno così, ma se anche colossi dell’informazione come BBC, CNN, Washington Post e New York Times sono approdati su Snapchat, c’è un motivo: la possibilità di comunicare in maniera nuova per raggiungere un pubblico giovanissimo. Perché l’idea che le nuove generazioni non siano interessate alle notizie non risponde al vero, dice il portavoce della CNN Matt Dornic all’American Journalism Review. Quindi, il punto è trovare il modo giusto.
Come spiega un recente articolo del Corriere della Sera, sono sostanzialmente due i mezzi da impiegare se si vuole fare giornalismo su Snapchat: la sezione Discover e le singole Storie.
La sezione Discover è uno spazio esclusivo, aperto nel gennaio 2015 e dedicato a editori partner come BuzzFedd, Mashable, National Geographic, Cosmopolitan, MTV, ESPN, Daily Mail. L’ultimo arrivato (il ventunesimo) è una startup di news video: NowThis. Qui i contenuti – visibili per sole 24 ore – sono gestiti da team dedicati (il Wall Street Journal per esempio ne ha messo in piedi uno di cinque persone per pubblicare otto snap al giorno, dal lunedì al venerdì) e ovviamente curati in base ai diversi tagli redazionali. Temi di attualità per CNN, listicle ironiche per BuzzFeed e star news per MTV. E le possibilità espressive sono enormi: con un semplice swipe si passano in rassegna testi, foto, video e GIF. Ovviamente l’immediatezza è il cardine di tutti questi contenuti, pensati per una fruizione veloce e in movimento.
Altro discorso per le Storie. Non vantano nessuna esclusività e sono accessibili a tutti: quando una persona crea un contenuto può decidere di aggiungerlo alla propria Storia del giorno. La foto o il video verranno conservati per 24 ore, prima di volatilizzarsi. Le Storie rappresentano un’alternativa per fare giornalismo su Snapchat, un’opzione più flessibile per editori e giornalisti che decidono di postare soltanto contenuti speciali. Due esempi: il Washington Post, che ha seguito il Super Bowl, e John Sweeney, il giornalista di BBC Panorama che ha costruito un interessantissimo reportage su Snapchat mentre seguiva la rotta balcanica dei migranti verso l’Europa.
In occasione di eventi speciali (dal Siblings Day al GP delle Americhe della MotoGP), poi, un team dedicato di Snapchat seleziona i migliori snap e li raccoglie un collage.
Fare giornalismo su Snapchat è possibile? A questo punto, la risposta è chiara: sì, ma in modo nuovo. Resta comunque ancora da capire a pieno come evolverà il comportamento degli editori. Anche in relazione al discorso advertising, che Snapchat sta portando avanti in tutta fretta (perché il tempo di battere cassa è arrivato: basti pensare che un editore della sezione Discover come Cosmopolitan polarizza 3 milioni di utenti al giorno). I giornalisti quindi hanno fra le mani un grande strumento: secondo Chris Snider della Drake University, “a great storytelling platform”. Perché immediatezza non significa necessariamente sacrificio della qualità.