Questo non è uno dei soliti articoli in cui leggerete analisi su quanto è stato difficile vivere in quarantena o previsioni pessimistiche sul futuro o sulla digitalizzazione: in 👏🏻 questo 👏🏻 articolo 👏🏻 vi 👏🏻 diciamo 👏🏻 come 👏🏻 rispondere 👏🏻 alla 👏🏻 nuova 👏🏻 fase 👏🏻 di 👏🏻 post-lockdown👏🏻.
Quindi mettetevi comodi e prendete appunti.
Uno degli impatti più rilevanti del del Covid-19 nell’ambito lavorativo è stato, e sarà, legato alla sfera tecnologica e organizzativa: aziende, scuole e professionisti sono stati costretti a operare una vera e propria trasformazione delle loro attività. La pandemia sta rivoluzionando gli aspetti legati alla digitalizzazione delle imprese, i metodi di lavoro, le modalità di comunicazione e di relazione, mostrando la forte presenza di analfabetismo digitale in molte aziende italiane.
La digitalizzazione della Cina: verso il futuro… e oltre!
La Cina sembra essere già entrata già nella fase di ripresa, rispondendo positivamente ai digital needs che sono emersi durante il lockdown. Nel Paese da cui è partito il virus, oggi si guarda avanti verso la realtà aumentata e la trasformazione di servizi che prevedono la riduzione di contatti personali per favorire le nuove tecnologie e l’automazione.
In Italia che cambiamento avverrà? Riusciremo a tenere il passo della Cina?
Prima fase: il digital attraverso lo specchio
Un po’ come l’Alice di Lewis Carrol, facciamo un salto attraverso lo specchio per vedere le cose da un’altra prospettiva. Il primo passo in Italia è stato fatto concedendo ai lavoratori la possibilità di eseguire le proprie attività da remoto, direttamente dal proprio domicilio. La velocità con cui molte persone si sono trovate a dover dare questa risposta è stata estrema, tanto che all’inizio del lockdown circa 11 milioni di italiani (secondo i dati forniti dalla giornalista Milena Gabanelli) si trovavano a lavorare da casa in assenza di connessione: oggi, dopo due mesi, solo pane e smart working.
E chi sono i Montgomery Burn della situazione, se non le piattaforme di video conferenza come Zoom, Google Meet, Microsoft Teams? Appunto.
Tra l’altro, per dovere di cronaca, vi segnaliamo anche Lark, una suite office di nuova generazione arrivata dalla Cina. Ne parliamo qui più approfonditamente.
Seconda fase: cambiare, adattarsi, evolversi!
Il secondo step della fase di digitalizzazione prevede necessariamente un riposizionamento delle aziende nei mercati per rispettare le normative vigenti e continuare le attività. Fin dalla scuola abbiamo studiato che solo le specie in grado di evolversi e seguire i cambiamenti potevano sopravvivere. Proprio questo, oggi, viene chiesto alle imprese: evoluzione e trasformazione, una richiesta che strizzi l’occhio alla digitalizzazione dei servizi.
L’esempio più immediato lo si ha avuto nel settore della ristorazione in cui il servizio di delivery è diventato da un giorno all’altro la principale e unica fonte di reddito: per citare alcuni dati, Deliveroo e Supermercato24 solo nel mese di marzo avevano ottenuto una crescita del 30-40%. Alzi la mano chi non ne ha mai usufruito durante la quarantena!
Il contatto è stato ridotto al minimo grazie a facilities digitali che hanno permesso il distanziamento sociale, rispondendo comunque ai bisogni degli utenti. Nella ristorazione, solo chi già utilizzava app di delivery e sfruttava servizi digital per mostrarsi al pubblico è riuscito a sopravvivere. Come? Comunicando agli utenti le nuove modalità di ordinazione e mostrandosi attivi sul territorio.
Con la riapertura delle aziende manifatturiere e, presto, dei negozi quali saranno i nuovi cambiamenti? In che modo, soprattutto le piccole e medie imprese, decideranno di offrire i loro servizi e prodotti sfruttando gli strumenti digitali?
Terza fase: let’s get digital!
Il terzo step della fase di digitalizzazione è ottenere la presenza online di aziende provenienti da tutti i settori. Nonostante il web faccia parte della nostra vita, professionale e privata, non tutti hanno ancora capito l’importanza per la propria attività di avere una presenza sul web e sui social. Secondo i dati ISTAT, nel 2019:
- Solo 4 aziende su 10 avevano una connessione fissa o ultra veloce
- I social media venivano utilizzati dal 45,6% delle imprese tra i 10 e i 49 dipendenti e dal 70,9% dalle imprese con più di 250 dipendenti
- Queste ultime hanno effettuato vendite online solo per il 35,6% mentre nelle aziende con 10-49 addetti solamente il 12,8%
Sembra essere proprio questo il momento giusto per cambiare mentalità. È importantediventare più smart e completare la trasformazione digitale in tutto il Paese, assolvendo alla principale necessità del prossimo futuro: comunicare e lavorare con il pubblico limitando al minimo i contatti fisici.
Durante il lockdown le piattaforme social hanno sviluppato per i brand nuovi format e servizi per stimolarne l’attività e aiutarle in questa fase di digitalizzazione.
Facebook, ad esempio, si è attivato creando una sezione ad hoc di Facebook for Business con diversi consigli per le aziende, gli strumenti per sfruttare al meglio il mondo dei social non mancano!
Digitalizzazione: le nostre conclusioni
Iniziamo quindi questa nuova normalità digitale a step e progressivi aggiornamenti. Prendendo spunto dalle imprese più tecnologiche e dai servizi più innovativi che ci circondano è arrivato il momento di spingere sull’acceleratore della digital transformation ed iniziare un nuovo percorso.
La creatività nella ricerca di nuovi metodi di lavoro e lo spirito di adattamento saranno probabilmente le armi vincenti per intraprendere la strada giusta. L’obiettivo per tutte le aziende sarà quello di riposizionarsi in un mercato che ormai pretende una presenza digitale e una rivoluzione nei metodi di lavoro.
Ma se, dopo aver letto le nostre istruzioni sui tre step della digitalizzazione, vi state chiedendo da dove iniziare con questa trasformazione, noi abbiamo gli ingredienti giusti per voi:
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Inoltre, fondamentale la consapevolezza di conoscere tutte le novità in real time per rendervi i più competitivi del mercato.