Cosa non si fa al giorno d’oggi per ottenere risultati migliori su una strategia Facebook? Poco.
Uno dei sistemi più fantasiosi e coloriti è quello dei paginari. Procediamo per gradi, di cosa si tratta?
È un mercato a due vie:
- Da una parte ci sono i paginari. Sono generalmente giovani studenti, frequentatori del meme più mainstream che ci sia. Programmati come un Terminator per ricevere più like possibile alla pagina e ai post che vengono pubblicati. Ma perché farebbero questo? Per ammonticchiare likers alla pagina Facebook gestita e aumentarne la “quotazione di mercato”. Verdone direbbe: in che senso?
- Dall’altra parte ci sono i media brand. In genere non parliamo di grandi testate provenienti dalla carta stampata, come Repubblica o Corriere, bensì di testate specializzate in articoli di cronaca nera, cronaca rosa, gossip e contenuti mordi e fuggi in generale, tipo i 10 tuberi da evitare per superare la prova costume. Ma quale interesse avrebbero queste testate ad avvalersi dei paginari? Nell’ottica in cui conta soprattutto la quantità, con poco riguardo alla qualità, i referral al sito devono schizzare alle stelle per valorizzare gli spazi pubblicitari. Quindi è naturale che per il media brand di questo genere il paginaro possa sembrare un buon alleato per aumentare i risultati.
Prima di concentrarci su aspetti più rilevanti, una menzione particolare va fatta all’arte raffinata del naming di queste pagine (o di quelle che sembrano esserlo, dato che ovviamente non vanno a sbandierarlo), ve ne proponiamo di seguito una selezione:
Io… Sono tua Madre
100% CaRoGnA
Le 1001 cose che gli uomini non sanno delle donne
FARI ALTI per sgnalare gli sbirri agli altri
Le 999 cose da fare prima di crepare.
Se provate a visitare qualcuna di queste pagine e a scorrere gli ultimi post pubblicati noterete senz’altro un certo schema:
- Gli articoli puntano sempre a una testata in particolare
- I risultati di engagement sui contenuti non sono degni di nota
- I lanci delle notizie sono scandalistici e spesso in CAPS LOCK
Quali sono i contro di una strategia che si affida ai paginari?
Il punto fondamentale è che in questo modo costruiamo una fanbase che non è basata sulle fondamenta dell’interesse verso i contenuti, ma sull’interesse momentaneo che ha attirato l’attenzione: la trivialità di una notizia, il fatto che si parlasse di sport oppure una bella ragazza/o nell’immagine di anteprima.
Concretamente sugli analytics del sito vedremo un aumento dei referral da Facebook, però aumenterà anche la percentuale di rimbalzo, ovvero questi visitatori tendenzialmente non torneranno più e non creeranno nessun valore per la pagina sul lungo periodo. Il brand si troverà quindi in una situazione dove per mantenere il volume di referral è vincolato a questo tipo di soluzioni.
Voi quanti paginari seguite? Scrivetecelo nei commenti!
La nostra preferita del momento è Google Maps Fail, anche se attualmente sembrano non essersi ancora tuffati nel business.