L’informazione diventa grafica. Per affascinare, catalizzare, sedurre, per farsi ricordare, questo l’end benefit. Nei telegiornali, sui libri, in politica, in pubblicità, pare che la tendenza sia il ritorno all’università. Non avete mai fatto schemini per riassumere gli argomenti più ostici delle lezioni ad esempio? Possiamo anche prendere esempi dalla vita quotidiana per trovare formidabili case history. Sabato pomeriggio, IKEA. Acquistate un mobile, tornate a casa, aprite la scatola, prendete il foglio informativo e vi trovate davanti a quella bambina. La bambina che, con le sue istruzioni info-grafiche, rende il montaggio estremamente semplice. Evviva la brugola, vi direte ad un certo punto. La comunicazione visiva invade e pervade la nostra vita. Dai fogli illustrativi di sicurezza sull’aereo, i segnali stradali, alle indicazioni all’interno dei centri commerciali. I gesti sono diventati dizionario linguistico universale.
Anche per i bambini vale lo stesso discorso: le loro prime espessioni grafiche sono fantasiose, spontanee, originali e non sempre logiche. Diventano poi “stereotipi” della realtà, e sono proprio questi stereotipi che oggi consentono ai media e alle agenzie di comunicare attraverso un linguaggio universale, riconosciuto tout court.
La grafica pubblicitaria in questo senso ci aiuta perché si presta molto bene alla sperimentazione e alla creatività infografica per giungere a immagini semplici e facilmente comprensibili. L’obiettivo è attrarre attraverso invenzioni bizzarre. Ogni immagine diventa un modello della realtà. E il suo scopo è quello di fornire concetti e strumenti di lettura, di dialogare con l’interlocutore su uno specifico tema.
E il content marketing cosa c’entra?
Anche il content marketing viene “infograficizzato”. Il testo prende una forma nuova, diventa disegno, inserisce quel pizzico di empatia e di emotività al segno grafico. Il content marketing esiste per creare legami d’amore, il suo obiettivo è instaurare familiarità, simpatia, fiducia attraverso il contenuto, la parola, il dialogo. E quando la parola diventa disegno, diventa ancora più simpatica, condivisibile, appetibile. E noi copywriter diventiamo più malleabili e contenti. E il messaggio più “toccabile”.
Grafica e parola si uniscono in un connubio fatto d’amore e complicità, in una delle più belle storie d’amore. Insieme fanno dell’amore un’opera d’arte. Insieme diventano Infografica, o in altri modi chiamata: Data Visualization, Information Design o Visual Content.
Obiettivo? Rendere interessanti e accessibili ad un pubblico variegato una serie di dati che nella loro consuetudine apparirebbero soporiferi. Istruzioni d’uso? Non ce ne sono. Solo conoscere molto bene il contesto e il messaggio che si vuol dare. Perché? Per creare un messaggio chiaro e universale, per fare engagement.
Trionfa il ritorno ad un linguaggio dalla forma molto semplice, che ritroviamo nel web design, su Linkedin e nelle social media strategy, e anche nella vita reale tra elezioni politiche e agenzie che festeggiano anniversari. E tutto diventa più invitante, più comprensibile, più vitale.
A proposito, volete sapere come vivere più a lungo? Ecco i 22 modi per farlo. Ve lo dice, appunto, un’infografica: