IAKI

Le parole sono importanti

Le parole sono importanti

Un po’ lo stramaledetto algoritmo di Facebook che regolamenta le inserzioni sponsorizzate, un po’ lo sconcertante dilagare di professionisti improvvisati in stile “tranquilli, c’ho curato Féisbuk ammiocuggino”, il risultato è che ritrovo puntualmente la bacheca del mio social preferito macchiata da post con periodi troncati col machete, CTA con Luca Giurato come ghost-writer, o payoff rivisitati perché “o così o non ci sta”.

Ora, lungi da me ogni qualsivoglia forma di saccenteria, ma la domanda sorge spontanea: tra tutte le persone che leggono un determinato post sgrammaticato – parlo di errori pesanti, pesanti pesantissimi eh, non certo di un troncamento confuso con una elisione – possibile che non ce ne sia una, e dico una, che faccia notare al brand X la cosa? E no, per favore, non raccontatemi la solita storiella del popolo innnniorante, spettatore inconsapevole dello strafalcione davanti ai propri occhi.

Eccomi dunque qui, a spronare coscienze sopite da tempo immemore, a risvegliare nozioni di base acquisite nei duri anni di scuola, a implorare umilmente pietà. Pietà per una lingua italiana sempre più bistrattata, pietà per quei poveri T9 forzati nella quotidiana digitazione di termini che nemmeno una combo tra Cassano e Tinky-Winky, pietà per una cultura ahimè sempre più lontana dai fasti di Boccaccio e Pirandello.

Apriamo un libro al posto del laptop, cerchiamo un termine di cui non conosciamo il significato invece di passare semplicemente oltre, arrabbiamoci quando un amico avvocato utilizza l’imperfetto indicativo e non il congiuntivo. Possono sembrare cose di poco conto, dettagli che si perdono inevitabilmente nei meandri di una vita mutevole e frenetica, rimango però fermamente convinto che senza la volontà di migliorarci, prima o poi, ci ritroveremo come neandertaliani. Con lauree, cravatte e posizioni sociali raggiunte, certo, ma pur sempre neandertaliani.

Perché, come sentenzia Nanni Moretti in Palombella rossa, le parole sono importanti. Anche i fatti lo sono, aggiungo io.

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