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Spotify: app marketing per band e media-brand

Spotify è un servizio di streaming musicale on demand lanciato nel 2008 dalla startup svedese Spotify AB e reso disponibile in Italia a partire da Febbraio 2013. I brani dispobinili provengono da una selezione delle major discografiche, come Sony, EMI, Warner Music Group e Universal, oltre che dalle etichette indipendenti. È disponibile per i sistemi operativi desktop di maggior adozione, Mac, Windows e Linux, oltre ai dispositivi mobili, iOS, Android, Windows Mobile, Windows Phone, Symbian e Blackberry (in beta) e alcune piattaforme per l’home entertainment.

Come funziona di fatto?
È sufficiente scaricare il software da questo indirizzo, dopo averlo installato e avviato, basterà inserire le proprie credenziali di Facebook per avere accesso a questo incredibile database musicale a disposizione.

Dov’è la “fregatura”?
Al momento del primo accesso viene attivato un trial gratuito di sei mesi, durante il quale è possibile ascoltare illimitatamente i brani disponibili, disturbati solo dai banner pubblicitari e dagli spot audio simil-radiofonici diffusi saltuariamente durante l’ascolto. Al termine del periodo l’accesso free prevede un limite di ascolto di dieci ore al mese, oppure la sottoscrizione di due tipi di abbonamento: Unlimited per 4,99€ al mese, e Premium  al costo di 9,99€ al mese.

All’interno delle feature offerte da Spotify, le applicazioni sono lo strumento più interessante a disposizione degli utenti e delle aziende. Si tratta di veri e propri siti HTML5 corredati dagli snippet di codice necessari per interagire con la piattaforma, tramite ascolto, condivisione e organizzazione del materiale preferito. Questa possibilità offre tante opportunità per gli utenti, che possono seguire le band preferita in un unico hub, dove ascoltare, leggere, guardare e seguire. Mentre le aziende e le band possono aggregare in un solo punto le informazioni sui concerti, sui dischi, i brani e le playlist da ascoltare con un click, rendendo l’esperienza più coinvolgente e soddisfacente tramite l’impiego di una strategia di app marketing.

Tra le band che hanno già deciso di cimentarsi con le Spotify apps possiamo citare i Blur, che hanno sviluppato la loro applicazione, dalla quale possiamo accedere alla discografia del gruppo, ai concerti, al feed twitter e alle playlist.

Il DJ David Guetta nella sua applicazione aggrega le top tracks, i prossimi live e i riferimenti Twitter. Nella sezione “Play Guetta” compare invece un’infografica interattiva, che mostra in diretta in quali parti del mondo viene ascoltato l’artista.

Anche un altro famoso DJ si è applicato, infatti Steve Aoki con la sua app “Aoki’s House” convoglia tutti gli artisti che gravitano nella sua scena e mette a disposizione degli utenti una sorta di generatore di DJ set da party. Basta impostare la durata della festa, scegliere i DJ della crew da inserire nella line-up e cliccare su “Start the party”.

Tra i media-brand italiani citiamo Rockol, tra le prime testate ad approdare su Spotify, che insieme alle recensioni testuali consente di ascoltare il disco del quale si sta leggendo, oltre a votarlo e aggiungerlo come playlist.

Non dimentichiamo la vera killer feature di questa piattaforma, la fruizione seamless. Spotify in accordo con Facebook pubblica quanto ascoltiamo sul profilo usato per accedere al sistema, in questo modo gli amici saranno sempre al corrente degli ascolti effettuati, scoprendo nuove tracce, nuove band o qual è la nostra ossessione del momento. L’utente non perde mai il contatto con il contenuto-brano perché sia che si trovi sull’applicazione o su Facebook, può mettere in pausa quello che sta ascoltando, oppure cliccare play sui brani ascoltati da altri. L’approccio seamless vale anche per la comunicazione a pagamento sui contenuti musicali, le etichette discografiche hanno infatti la possibilità di linkare i banner mostrati su Spotify direttamente all’ascolto del disco pubblicizzato all’interno del software.

Secondo l’azienda, in seguito al lancio in Italia sono stati ascoltati 11 milioni di brani per un totale di 70 anni di ascolto e l’artista italiano più popolare è risultato Max Gazzè. Voi cosa state ascoltando adesso?

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