Dopo l’ultima F8, Facebook non sarà più lo stesso. O, per dirla alla maniera di Mark Zuckerberg, sarà al 100% sé stesso: una piattaforma per «connettere le persone tra loro», sempre più sicura nel difendere la privacy degli utenti e affidabile nell’utilizzo.
«Il futuro è privato» sarà infatti il motto che guiderà tutto l’universo social che fa capo a Facebook.
Ed è proprio “Privacy” la parola con cui si è aperta la conferenza. Se tutto andrà come annunciato, siamo di fronte ad un momento di passaggio di consegna tra le prime due epoche social: si chiude l’era della condivisione e della sovraesposzione, per lasciare spazio a quella delle conversazioni private tra utenti.
Sono tante le novità annunciate all’F8, ma che effetti avranno sulle strategie social messe in campo dai brand? Ecco le nostre previsioni.
Nuova parola d’ordine su Facebook: privacy, privacy, privacy
Fino a pochi anni fa, il Newsfeed rappresentava “l’esperienza social” per definizione, il sistema principale con cui gli utenti potevano dialogare, scoprire e condividere contenuti o informarsi su ciò che stava succedendo ai loro amici.
Oggi, è evidente invece quale sia il trend dominante nell’uso da parte degli utenti: conversazioni e condivisioni di contenuti in spazi privati. Questa nuova modalità di “stare sui social” si lega a un modo di pubblicare meno strutturato, non pianificato né permanente, ma molto più frequente. Emblematico è il successo che negli ultimi anni ha ottenuto il formato “Storia” (da Snapchat, a Instagram, a WhatsApp). Ma anche la velocissima crescita di TikTok, in cui la condivisione “random” è uno degli elementi distintivi.
La condivisione in spazi privati (gruppi, chat, Storie) sta insomma diventando un comportamento fondamentale a livello social. E sempre più profondo: la direzione finale sarà quella di considerare l’universo Facebook come un ambiente per sviluppare community, tanto quanto oggi lo conosciamo come un luogo per condividere esperienze. E al centro di tutto questo: i gruppi, come un vero principio organizzativo di tutto l’ecosistema social, andando a privilegiare la privacy.
Facebook come “spazio privato”: il tempo della sovraesposizione è finito
Se fino ad ora ha prevalso l’omologazione social, gli utenti si stanno sensibilizzando sempre di più al tema della privacy e alla comunicazione one-to-one, perdendo interesse nel sovraesporre le loro vite. I piccoli gruppi tutelano di più le persone e consentono di creare un ambiente familiare per esprimersi liberamente, senza timore di reazioni negative o flame umilianti. Pensate alla differenza che c’è tra dire la vostra opinione, ad alta voce, in mezzo a una piazza affollata e dirla tra le mura accoglienti di un salotto conosciuto. Bene: è esattamente questa la metafora usata da Zuckerberg stesso.
Questo è ciò che avverrà dal punto di vista degli utenti. Ma per per le pagine aziendali, che pubblicano i loro post nel Newsfeed, il ridimensionamento di quest’ultimo significherà una tragedia per la loro comunicazione sui social network?
La risposta è NO, almeno per i brand che saranno pronti a superare gli schemi già rodati e ad adeguarsi alla nuova situazione. Sviluppare contenuti specifici ed esperienze pensati per nicchie e piccoli gruppi di interesse è un passo fondamentale, che può avvenire solo grazie a uno studio delle community di riferimento, dei loro interessi e dei canali che utilizzano. Il risultato vale però lo sforzo: questi spazi di condivisone di interessi e passioni assicurano un grado decisamente maggiore di engagement per i contenuti che vi circolano. E dunque più ritorno in termini di coinvolgimento e conversione per i brand che sanno veicolarli.
Una volta in più, ecco la prova dell’importanza di presidiare questi spazi e sviluppare contenuti e strategie ad hoc per essi (ne abbiamo parlato qui).
Ma cosa cambia per le aziende?
Per i brand, questi cambiamenti dovranno spronare un’evoluzione sui modi di sviluppare una relazione con le persone. Prima di tutto, a cambiare dovrà essere l’approccio: soprattutto nei gruppi più piccoli: è importante che ciò che viene proposto sia di valore per le persone, sia a livello personale che di community.
La grande sfida per le aziende sarà, da un lato, quella di creare beni, prodotti e contenuti sempre più personalizzati in base alle caratteristiche del destinatario, individuato da criteri di profilazione più sofisticati.
Dall’altro, ancora meglio se la comunicazione del brand riuscirà a catturare l’attenzione di tutto il gruppo, andando a toccare interessi comuni. Fornire un contenuto in esclusiva (o in anteprima) o permettere di vivere una versione diversa di un’esperienza comune possono essere soluzioni vincenti, spingendo gli utenti a considerare l’iscrizione al gruppo un valore aggiunto all’esperienza offerta dal brand.
È fondamentale infine evidenziare che il “ripiegamento” di Facebook sulla privacy non significa affatto che questi spazi privati rimaranno chiusi a comunicazioni aziendali e inserzioni pubblicitarie, anzi. Gli strumenti di WhatsApp per le aziende presentati alla F8, nonché le recenti modalità di acquisto su Instagram e le sperimentazioni sul trasferimento di denaro via chat, rivelano come Zuckerberg voglia permettere alla pubblicità e al commercio di entrare nella sfera privata degli utenti. Una decisone che dovrà spronare aziende e marketers a trovare nuove e creative soluzioni per un contatto continuo e sempre più personalizzato con gli utenti, simile a quello che abbiamo ogni giorno con i nostri amici.