In principio fu aNobii. Poi i social network dedicati ai libri si sono moltiplicati, e con loro l’eco della domanda che arriva dagli uffici marketing del mondo editoriale: “Ma i social network fanno vendere libri?”.
La risposta è sì, ma in modo non quantificabile, per almeno 3 motivi:
1. Il passaparola non è misurabile perché i social network sono una piazza digitale. È forse quantificabile il numero di libri venduti grazie alle chiacchiere tra amici?
2. E il lettore “potenziale”? Gli spazi sociali giocano un ruolo fondamentale nel posizionamento di un brand: la presenza sociale è ormai imprescindibile. Certo, è necessario tarare spazi e obiettivi, ma è ormai chiaro come l’alba che i social network siano il biglietto da visita di qualsiasi brand, spesso ancor prima del sito. E se è vero che la prima impressione non mente, l’assenza dai social network non passerà certo inosservata agli occhi di un potenziale lettore, che passerà oltre.
3. Amplificazione = qualità: le piazze digitali sono il luogo perfetto dove il lettore può approfondire, scoprire, appassionarsi sempre di più. Ma sono anche per l’editore un’occasione per raccontarsi e dare un valore aggiunto al libro rendendolo un oggetto ancora più interattivo, attivo, appetibile.
Nascono così una serie di progetti come #libriparlanti, che valorizza l’esperienza della lettura, la creatività e l’amore per l’oggetto libro, ma è anche occasione per gli editori di mettere in mostra i propri titoli di punta e inserirsi in una conversazione tutt’altro che timida.
E che dire della possibilità, grazie a Periscope, di raggiungere, anche senza un collegamento streaming, il pubblico che non ha avuto modo di partecipare a un evento, invitandolo a contribuire alla conversazione?
Tutto questo contribuisce a creare un legame con i propri (pochi) lettori, facendoli sentire parte di un mondo di connessioni possibili proprio grazie ai social network, un mondo di cui sono partecipi, protagonisti attivi, e non fruitori passivi.
Gli uffici marketing di tutto il globo non si faranno comprare da queste parole, ma un fatto è certo: in un panorama in cui il 58% degli italiani non legge neanche un libro in un anno, non ci resta che coccolare quel 14% di lettori forti che rimangono stabili.